Penso sia fondamentale partire dalle premesse di questo documento, le quali dimostrano come la forma e la sostanza non siano cose diverse. Nel documento oggetto della presente discussione, si legge: “all’art. 12, le commissioni consiliari sono composte secondo criteri di proporzionalità rispetto alla rappresentanza di ciascun gruppo consiliare”. Nella citata deliberazione consiliare io, capogruppo di Rovato 2020, cito testualmente, dichiaravo: “Per la prima Commissione proponiamo Stefano Fogliata e Renato Bonassi”…quindi…“Con deliberazione consiliare n. 45 dell’8.10.2020 sono stati nominati i membri” delle commissioni.Il consiglio, preso atto della composizione del gruppo Rovato 2020 e delle commissioni di conseguenza composte, previo parere di regolarità tecnica, votava all’unanimità favorevolmente alla costituzione delle stesse commissioni così come volute dai gruppi consiliari. Evidenzio così, a chi ancora nella maggioranza non lo avesse compreso, che tutta l’attività intervenuta fino ad oggi è legittima solo ed esclusivamente grazie all’esistenza del gruppo Rovato 2020. Con grave violazione del TUEL ad oggi non ricevo l’elenco delle deliberazioni adottate dalla giunta, conseguentemente mi è impedito il controllo previa sistematica notizia, delle delibere adottate fino ad oggi. Ricordo che i capigruppo possono rappresentare altri consiglieri e per questo l’elenco delle delibere può essere inviato non a tutti i consiglieri. Ad oggi però l’attuale assetto organizzativo esclude un consigliere dal controllo. Si tratta di sostanza e non di forma, quando dico che la mia esclusione dalla ricezione delle comunicazioni mi impedisce, quale consigliere espressione di oltre il 10% dei cittadini rovatesi, di svolgere la mia funzione di consigliere di minoranza, che ricordo consiste anche nel sindacare l’attività della maggioranza. Si sindaca in opposizione, e sindacare significa sottoporre a controllo e revisione l’attività esecutiva. La forma è allora sostanza, perché solo a mezzo di essa si tutelano i diritti e con essi le persone che li esercitano. Il principio fondamentale del concetto di democrazia moderna non è l’idea antica per cui la maggioranza fa quello che vuole, ma l’idea post-fascista inserita nella nostra costituzione per cui i diritti si rispettano, le minoranze non si annichiliscono. Entro quindi ora nel merito nel passaggio del testo che riporta le “deleghe” assegnate ai consiglieri, il sindaco attribuendo le deleghe chiariva, in data 25.02.2021, di aver “assegnato a tutti i Consiglieri Comunali delle deleghe specifiche, che ovviamente non sono direttamente deleghe esecutive, nel senso che sono deleghe che possono valere quale contributo di studio di supporto rispetto all’esecutivo”, cito sempre testualmente che il sindaco il quale spiegava che “è ammissibile la disciplina di deleghe interorganiche purché il contenuto delle stesse sia coerente con la funzione istituzionale dell’organo cui si riferisce. Il Consigliere può essere incaricato di studio su determinate materie e di compiti di collaborazione circoscritti all’esame e alla cura di situazioni particolari, che non implichino la possibilità di assumere atti a rilevanza esterna né di adottare atti di gestione spettanti agli organi burocratici. Il Consigliere, infatti, svolge la sua attività istituzionale in qualità di componente di un organo collegiale quale appunto il Consiglio Comunale, che è destinatario dei compiti individuati prescritti dalle leggi e dallo statuto, quindi fondamentalmente il Consigliere non può essere controllore ed esecutore”. Domando pertanto ai delegati colleghi consiglieri quale sia il contributo di studio dato e le situazioni particolari oggetto del loro esame. Osservo nel presente documento (che ha la funzione di verificare lo stato di attuazione dei programmi secondo le linee approvate dal Consiglio), che nell’attività svolta gli obbiettivi assegnati dalla maggioranza risultano privi di un disegno comune capace di dare una direzione complessiva alle attività descritte nelle missioni assegnate. Gli uffici risultano pertanto impegnati ciascuno nelle proprie puntuali attività senza che le missioni assegnate siano caratterizzate da una visione politica unitaria. Nel documento le iniziative degli uffici di maggior pregio risultano quali frutti delle richieste politiche figlie delle mobilitazioni della cittadinanza. La missione politica assegnata risulta spesso lacunosa perché non inserita all’interno di obiettivi politici di più ampia scala, ma piuttosto, espressione all’affannoso tentativo di rispondere di volta in volta al problema emergente. Gli uffici svolgono le attività richiestegli, ma, purtroppo, non ricevono obiettivi politici volti a dagli una chiara direzione sinergica, che gli consenta di organizzarsi più agilmente potendo assolvere a una programmazione che includa obiettivi chiaramente definiti. Il mercato coperto, citato nel documento, esprime chiaramente come l’attività dell’ente segua la situazione attuale senza, per assenza di richiesta politica, potersi preparare ai cambiamenti conseguenti agli interventi urbanistici previsti; ad esempio iniziando a organizzare attività e manifestazioni che potranno inserirsi nel mutato contesto urbanistico con un’ottica di ritorno economico. I fondi del PNRR, citati nel documento nella parte Gestione economica, finanziaria, programmazione e provveditorato, soggetti a ferree tempistiche attuative rappresentano una sfida: sia considerando i tempi di realizzazione (abbiamo visto col ponte ancora non realizzato le difficoltà al rispetto di tempistiche ragionevoli), sia per il loro compito di generare un significativo rilancio economico. Gli obiettivo politici perseguiti con i fondi del PNRR sono un’enorme occasione, ciò comporta una grande responsabilità per la qualità di vita delle future generazioni.

21.07.2022

Valentina Remonato, Capogruppo Rovato 2020