Credo sia corretto esprimere alcune riflessioni circa quella genericamente chiamata “carne sintetica”, poiché al di là delle motivazioni formalmente espresse, il tema che deve essere posto al centro della riflessione è quello ambientale, inteso sia come consumo di risorse naturali che d’inquinamento. Sono, purtroppo, noti gli effetti degli antibiotici somministrati in modo preventivo agli animali per evitare il diffondersi d’infezioni, aventi la conseguenza di arrivare nel nostro piatto e ci sono anche altri lati negativi dell’allevamento intensivo, sempre più diffuso, che meriterebbero maggiori approfondimenti.
L’allevamento, specie quello intensivo, ha costi ambientali molto elevati: le stime dicono che per 1kg di carne bovina servano 15.000 litri di acqua e che le emissioni di gas serra per la produzione di alimenti di origine animale rappresenti circa il 20% delle emissioni totali di gas (Per approfondimento: https://www.ansa.it/canale_ambiente).
Come ha evidenziato Angelo Sanzò, Presidente del Comitato Scientifico per Lega Ambiente Molise, in un suo recente intervento “L’immissione in atmosfera d’ingenti volumi dei pericolosi gas serra, provenienti, soprattutto, dalle attività agricole, a cominciare dagli allevamenti intensivi è, con ogni evidenza, l’esempio di maggior rilievo, ancorché determinante, di quanto le attività umane possano rivelarsi responsabili delle negative conseguenze che possono ripercuotersi sugli equilibri consolidatisi in natura, nel tempo, sul nostro pianeta. (Per chi volesse approfondire sono resi disponibili i risultati raggiunti e forniti da due studi, pubblicati di recente, l’uno sulla rivista Plos Climate a cura dell’Università di Stanford (USA) e l’altro realizzato dall’Istituto per la ricerca sul clima di Potsman, con sede in Germania)”.
Si può quindi capire come la tematica ambientale emerga di estrema importanza, per noi e per la prossima generazione, poiché è ormai scientificamente noto che i nostri nipoti e figli sentiranno ancor di più gli effetti del cambiamento climatico in atto.
Un’alternativa prodotta in laboratorio non sarebbe necessaria se la condizione di cambiamento climatico non minacciasse la vita umana su questo pianeta. Come ci ricorda il recente report dell’Osservatorio Città clima di Legambiente, in Italia, solo nel 2022, sono aumentati del 55% gli eventi climatici estremi. In tutto sono stati 310 (29 le persone morte e innumerevoli i danni). Siccità, grandinate, trombe d’aria e alluvioni sono stati i fenomeni che hanno fatto segnalare l’incremento più significativo. A livello regionale, la Lombardia è la regione che registra più casi, sono stati 37.
Consci della situazione complessiva credo sia importante cercare delle alternative sostenibili: una nuova fonte di proteine animali, ma senza animali, è una nuova possibilità che, ove rispettosa della salute dei cittadini (come deve essere accertato dagli studi scientifici svolti dagli enti competenti per la loro autorizzazione) può consentire ai consumatori di scegliere in sicurezza.
L’argomentazione riportata per cui la produzione in laboratorio o con processi industriali possa essere dannosa ci porta a riflettere su quanti prodotti chimici siano utilizzati in agricoltura: fertilizzanti, pesticidi, diserbanti. Fortunatamente la legislazione è sempre più severa, per via delle riconosciute conseguenze negative sulla salute e sull’ambiente. Credo doveroso affidare alla scienza e agli enti preposti le valutazioni sulla sicurezza dei prodotti, autorizzando solo quelli sicuri. Non credo che la strada da percorrere sia un divieto a prescindere dell’uso dei prodotti, piuttosto su questi dovranno avvenire i dovuti controlli a tutela della salute delle persone.
Per tutti questi motivi il mio voto contrario alla delibera presentata.

Valentina Remonato, intervento sul punto 6, Consiglio Comunale 02.02.2023