Il Consiglio ha approvato la Comunità Energetica Rinnovabile (CER), uno strumento che, se implementato efficacemente, è utile per raggiungere l’obiettivo dell’UE del 32% di energia rinnovabile entro il 2030. Le attività, tuttavia, non si sono sviluppate all’interno di una commissione, come previsto dal Consiglio Comunale. L’esercizio dei diritti dei consiglieri non è uno scambio di favori: la mia linea politica chiedeva il rispetto della decisione consiliare e, quindi, la creazione di una commissione per le CER, obbligatoriamente soggetta a verbali e aperta alla partecipazione dei cittadini come uditori, in quanto pubblica.
È noto che le CER promuovono l’autosufficienza energetica, ad esempio condividendo impianti fotovoltaici su edifici pubblici, ma il successo richiede un impegno diffuso e trasparente, che vada oltre la sola produzione di energia. Il metodo seguito, privo del mio appoggio, ha condotto a una risoluzione con diverse criticità. La forma giuridica scelta per la CER non è quella dell’associazione riconosciuta: i soci che agiscono in nome e per conto dell’associazione rischiano di dover pagare di tasca propria qualora l’associazione non riesca a onorare i propri debiti, fermo restando che l’impegno per essa non è retribuito.
La politica che fa la differenza non cerca un posto nelle decisioni a porte chiuse: per partecipare a quel tipo di confronto non è nemmeno necessario essere consiglieri. L’opposizione lavora nel proprio ruolo istituzionale, con spirito di apertura e trasparenza, affinché interessi pubblici e diritti dei cittadini siano tutelati. Il potere decisionale spetta alla maggioranza.
Valentina Remonato
Consigliere per la Coalizione Rovato 2020, Rovato Vale, La Civica