È noto che la pubblicità degli atti ha rappresentato la chiave di volta tra lo stato assoluto e lo stato di diritto: la visibilità e trasparenza del potere sono connotati imprescindibili ed essenziali di tutte le forme di democrazia esistenti. Il governo democratico, per citare note riflessioni in materia, è il governo del potere pubblico esercitato in pubblico. L’obbligo della pubblicità degli atti è l’elemento che consente il controllo necessario a distinguere il lecito dal non lecito, è l’opinione pubblica a pretendere ed esigere, a tutela del sistema democratico, che gli atti pubblici siano discussi e criticati.Questo principio base, entrato a far parte della coscienza politica degli stati moderni, è stato del tutto disatteso nel corso dell’ultimo Consiglio Comunale. Nel corso della seduta il “Capitolato d’oneri per la concessione, accertamento e riscossione del canone patrimoniale di concessione, autorizzazione o esposizione pubblicitaria” non è stato sottoposto ad alcuna discussione. La deliberazione è quindi avvenuta nel silenzio più totale in relazione ad un documento che, invece, sarebbe dovuto essere discusso in aula. La riservatezza richiesta in relazione a questo Capitolato rappresenta una violazione dei principi base del nostro ordinamento. Dovrebbe, invece, essere pacifico che il percorso deliberativo debba seguire un confronto, tenendo sempre presente – ci ricorda Habermas – che la formazione dell’opinione pubblica comporta il discutere e il criticare gli atti pubblici e per fare ciò esige la pubblicità dei dibattiti.
Valentina Remonato Consigliere per la Coalizione Rovato Vale, La Civica, Rovato 2020